L’Altipiano del Monte Calisio è stato da sempre un crocevia di popoli che dalla Valsugana e dal Lagorai raggiungevano la Valle dell’Adige. Le prime testimonianze della presenza dell’uomo nel territorio dell’Ecomuseo risalgono al Mesolitico (10.000 anni fa).
Gli insediamenti si sono diffusi lungo importanti vie di comunicazione nei pressi delle quali sono stati rinvenuti numerosi siti archeologici. Nel Medioevo centrale, l’era dei “canòpi”, furono costruiti numerosi castelli e chiese che punteggiano i piccoli borghi dell’Altipiano. Le tracce dei secoli più recenti si trovano nei molti palazzi storici dai bei portali in Rosso Ammonitico e nelle fortificazioni austroungariche, testimoni della Prima Guerra Mondiale.
Il torrente Fersina è stato interessato fin da tempi antichi da imponenti opere idrauliche, per regimarne il corso e per sfruttare la potenza delle sue acque.
Nel 1537 il Principe Vescovo di Trento Bernardo Clesio fece costruire una prima serra, un'imponente briglia che aveva lo scopo di trattenere verso monte i detriti trasportati dal Fersina durante le piene, evitando che arrivassero fino alla città dove potevano creare intasamenti al flusso e cospicui danni. La serra originale era di legno, alta circa 20 metri. Tra la prima costruzione e il 1850 la serra venne più volte demolita dalla furia delle acque e sempre ricostruita o riparata.
L’aspetto attuale è dato dalla ricostruzione realizzata dall'Amministrazione dell'Impero austroungarico nell'ambito di un piano anti-alluvioni che interessò i principali affluenti dell’Adige. La nuova serra è costruita con grossi conci squadrati in pietra, ha uno spessore di 6 metri alla base e 3 metri alla sommità ed è alta 40 metri. L’enorme struttura è in realtà interrata per circa i 2/3 della sua altezza totale nei sedimenti alluvionali che nel frattempo si sono accumulati per lo sbarramento della Serra Madruzza, costruita in quegli anni circa 80 m a valle di Ponte Alto.
Quest'ultima supera i 40 m di altezza e è costruita con giganteschi blocchi squadrati di pietra locale. Attraverso una scaletta a chiocciola scavata nella roccia del versante destro, si può accedere ad un “balcone” sotto il piano di deflusso del torrente, trovandosi come all’interno di una cascata.
Altre serre costruite sul corso del Fersina sono quelle di Cantanghel (Civezzano), di Ponte Lodovico (tra San Donà e Mesiano) e di Ponte Cornicchio (in città, alla fine del lungo Fersina di Viale Trieste).
Presso Ponte Alto, a fianco del Fersina, è ben visibile il bacino artificiale costruito per alimentare la Centrale idroelettrica di Ponte Cornicchio, entrata in funzione il 6 maggio 1889. Fu la prima centrale idroelettrica dell'Impero austroungarico e una delle prime al mondo.
Il progetto, realizzato dall'ingegner Annibale Apollonio, venne sostenuto a spada tratta dall'illuminato podestà di Trento Paolo Oss Mazzurana; la ditta Ganz di Budapest impiegò due anni per realizzare il bacino di raccolta, le condotte forzate e la centrale stessa, fornita di 6 turbine. Dal piccolo bacino di Ponte Alto, una condotta sotterranea porta l'acqua alla vasca di carico di S. Donà (il “Vascone” ). Un tempo, da qui una condotta forzata raggiungeva direttamente Ponte Cornicchio con un salto di 86 metri; nel 1993 invece la Centrale è stata spostata all'altezza di S. Donà, a monte di Ponte Lodovico.
Nel tratto di forra del Fersina posto immediatamente a monte di Ponte Alto, riempita da uno spesso strato di sedimenti portati dal torrente, sono presenti alcuni dei pozzi del sistema dell'acquedotto di Trento, che rifornisce la città e i sobborghi. Da queste prese, l'acqua viene portata con delle condotte in roccia fino alle vasche di accumulo delle Laste e di Via Venezia.
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