L’attività estrattiva ha modificato permanentemente il territorio, ma la natura ha saputo riconquistare i suoi spazi dando vita a contesti ricchi di biodiversità. Passeggiando nell’Ecomuseo si incontrano le paludi e le torbiere del Biotopo di Monte Barco, la zona arida con alberi bonsai del Biotopo le Grave, la splendida cornice del Lago di Santa Colomba, i prati di Montepiano e Mongalina.
Ampie porzioni dell’Altipiano rientrano fra le aree protette della Provincia autonoma di Trento e ospitano numerose specie animali e vegetali, tra cui rari anfibi e orchidee.
Il Torrente Avisio
Dal lago della Fedaia, ai piedi del ghiacciaio della Marmolada, fino alla confluenza nell’Adige, il torrente Avisio solca le valli di Fassa, di Fiemme e di Cembra, con un percorso di 87 chilometri.
In Val di Cembra l’azione erosiva delle acque sulla durissima roccia porfirica ha portato alla formazione, nel corso dei millenni, di una profonda valle a “V”, che in certi tratti assume le sembianze di un vero e proprio canyon. Il fondo di questa incisione è largo in media meno di un centinaio di metri ed è ovviamente tutto ricoperto dai massi, dai ciottoli e dalla ghiaia trasportati dall’acqua nei momenti di piena.
Di regola l’Avisio scorre nel suo letto, ma durante le piene più consistenti le acque si alzano di livello sommergendo anche le aree di greto normalmente asciutte. Nel tratto in cui segna il confine dell’Ecomuseo, non essendovi insediamenti umani nè attività economiche importanti, l’Avisio è stato risparmiato da interventi pesanti di regimazione idraulica. La sola opera importante è la Serra di S. Giorgio, sbarramento alto 20 metri situato poco a monte di Lavis, costruito tra il 1880 e il 1886 per limitare il trasporto dei detriti verso il fondovalle atesino.
L’aspetto “wilderness” dell’Avisio è un forte motivo di attrattiva per gli escursionisti e per i pescatori, che qui trovano scorci particolarmente suggestivi. Certo, la natura è ben distante dall’essere incontaminata: il problema dell’alterazione del trasporto solido dovuto alla diga di Stramentizzo e quello dell’inquinamento derivante dai paesi della valle sono rilevanti, ma il torrente conserva comunque elementi di grande pregio.
Le vegetazione dell’alveo è formata soprattutto da pioppi e da salici arbustivi, ma negli ultimi decenni si sono affermate numerose specie esotiche, tra cui la verga d'oro del Canada, i non mi toccare, il Topinambur e la Buddleia, un arbusto dalle bellissime infiorescenze rosa o violette.
Le acque del torrente, nel tratto dell’Ecomuseo, sono popolate da numerose specie di pesci, delle quali la più importante è senza dubbio la trota marmorata. Si tratta di un Salmonide presente in Italia solo in un ristretto numero di fiumi e torrenti del Nord-Est. Un tempo molto diffuso in Trentino, è arrivato sull’orlo dell’estinzione a causa dell’alterazione dei corsi d’acqua e dell’inquinamento; un’altra minaccia è l’ibridazione con la trota fario e quindi la perdita della purezza genetica, cosa che si riscontra anche nell’Avisio.
Naturalmente, la presenza dell’acqua e la situazione di tranquillità favoriscono la frequentazione da parte della fauna. Nelle pozze isolate sul greto si riproducono il rospo comune, la rana temporaria e l’ululone dal ventre giallo, un “rospetto” molto raro. Le ballerine, gli aironi cenerini, il merlo acquaiolo e il martin pescatore sono presenti abituali lungo il torrente. Infine, molto mammiferi, anche di grandi dimensioni come il cervo, utilizzano l’alveo dell’Avisio come “corridoio ecologico” per spostarsi in su e in giù lungo la valle.